A poco meno di una settimana dalle elezioni politiche italiane, i mercati finanziari sembrano guardare con ottimismo alla tornata elettorale fiduciosi in una vittoria della coalizione di centro-sinistra pro-euro e magari appoggiata dai centristi guidati da mario Monti, favorevoli alle riforme strutturali e alle politiche di austerità promosse dall’Europa. Secondo gli esperti di Credit Suisse bisogna, però, considerare anche altri scenari, in quanto queste elezioni potrebbero riservare qualche sorpresa considerando il recupero del centro-destra e l’elevato numero di elettori indecisi.
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Marcegaglia: senza riforme l’Italia non va avanti
A prescindere da quale sia il destino del governo Berlusconi, l’Italia deve intraprendere velocemente la strada delle riforme economiche, rispettando gl impegni presi in ambito europeo e internazionale. Poco importa che ci sia Berlusconi o meno, quello che conta é che in Italia si facciano le giuste riforme. È questo in sintesi il pensiero di Emma Marcegaglia, nel giorno in cui la tenuta parlamentare del governo Berlusconi verrà messa alla prova dal voto di fiducia sul rendiconto. La numero uno di Confindustria ribadisce con chiarezza la necessità di ovviare agli attuali spread: nella giornata di ieri il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi con scadenza a 10 anni oscillava tra i 478 e i 493 punti base.
Commissario Affari Economici UE deluso dell’Italia
Nel pomeriggio la riunione dei ministri delle finanze dell’eurozona, la commissione non é del tutto convinta della lettera ricevuta dall’Italia e si aspetta di sentire da Tremonti come e quando il nostro Paese intende attuare le misure contenute nella lettera all’Ue. E’ essenziale che l’Italia rispetti gli impegni sottoscritti per la correzione dei conti pubblici, ha sottolineato il commissario Ue agli Affri economici e monetari Olli Rehn, l’Italia, secondo il suo parere, deve adottare in un tempo definito misure più coraggiose a sostegno della crescita economica. Direttamente dall’Europa quindi, arriva una richiesta di chiarimento sugli impegni italiani contenuti nella lettera presentata dal premier Silvio Berlusconi all’ultimo vertice europeo.
Ho chiesto al governo italiano informazioni aggiuntive sulle misure di consolidamento fiscale e sulle riforme strutturali. Ispettori della Commissione saranno a Roma questa settimana – ha detto Olli Rehn all’ingresso dei lavori dell’Eurogruppo -. E’ assolutamente essenziale che l’Italia raggiunga gli obiettivi di finanza pubblica e garantisca la messa a punto delle riforme strutturali mirate a sostenere la crescita e la creazione di lavoro.
Fondi Ue: un uso migliore é necessario
Le sollecitazioni Bruxelles si fanno più pressanti e il nostro governo deve decidere al più presto le misure da adottare per arginare quantomeno il debito pubblico. Il presidente del consiglio sta preparando una lettera di intenti la quale contempla, secondo alcune indiscrezioni rivelate dal ministro Tremonti, soprattutto un uso coordinato e definito dei fondi europei: l’Italia in questo settore è al terzo posto, dopo vengono solo Romania e Bulgaria. La strategia di sviluppo, come sottolinea il numero uno dell’Economia, deve avere come protagonista il Sud Italia, maggiore destinatario in molti casi dei fondi europei.
Marcegaglia: l’Europa é sul baratro, necessarie serie misure
Dal forum italo-tedesco degli industriali a Bolzano parte un messaggio a Governi e Commissione Ue da parte di Confindustria nella persona di Emma Marcegaglia, un messaggio che non rimarrà solo vocale ma che sarà tradotto in un documento comune da inviare ai governatori. La numero uno di Confindustria ha preso seriamente gli avvertimenti di Fitch e S&P sull’Italia e, seppur puntualizzando che non è realmente a rischio la solvibilità, invita i governi alla prudenza e a vagliare delle misure necessarie per scongiurare il disastro.
Draghi: Pil in flessione, occorrono riforme strutturali
Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ieri a L’Aquila per presentare il rapporto sull’economia abruzzese nel 2008 ha sottolineato come il prodotto interno lordo
Pensione a 65 anni per le donne: tra riforma e proteste
Renato Brunetta non si tira indietro nonostante le polemiche suscitate dalla sua proposta nel mondo sindacale ed in quello politico. In un’intervista a Repubblica precisa:
Io non ho fatto alcuna proposta, io devo ottemperare a una condanna della Corte di giustizia europea. Quanta ipocrisia, quanta arroganza nei nostri soloni e soloncini, di destra e di sinistra. Ma andate a studiare prima di parlare. Lo dico a D’Alema, a Veltroni, alla Finocchiaro, a Epifani. Lo dico al mio amico Calderoli.
Il ministro ricorda quindi che è l’Ue ad imporre all’Italia una riforma del genere e sottolinea che se l’Italia fosse un paese “serio” non potrebbe limitarsi ad un innalzamento dell’età pensionabile per le donne solo nel pubblico impiego. Giuliano Cazzola, parlamentare del Pdl e uno dei massimi esperti del sistema previdenziale ricorda che
le donne alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni sono andate in pensione di vecchiaia, senza proteste, fino al 1992, quando il governo Amato allineò il loro trattamento a quello delle lavoratrici private, il cui requisito era in graduale salita da 55 a 60 anni.
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