Tassa sulle transazioni finanziarie, UE: adottarla “senza ritardi”

 Nel caso in cui non si riuscisse a trovare un consenso a livello globale sulla proposta di tassare le transazioni finanziarie (TTF), l’Unione Europea dovrebbe andare avanti da sola. Così si è espresso il Parlamento europeo in una risoluzione precisando che la TTF va adottata ”senza ulteriori ritardi”. Soddisfazione è stata espressa da Campagna zerozerocinque, associazione da anni impegnata su questo versante, alla notizia della risoluzione approvata dai parlamentari europei a larga maggioranza (529 favorevoli e 127 contrari). In particolare, il Parlamento europeo si è espresso su un rapporto su meccanismi finanziari innovativi presentato nelle Commissioni competenti nei mesi scorsi. Il documento era stato firmato dalla parlamentare greca Anni Podimata e sosteneva con forza la necessità di introdurre una TTF su scala globale, o, in caso di mancato consenso, almeno in Europa. I deputati si sono espressi anche su un secondo rapporto, presentato dalla parlamentare francese Eva Joly e dedicato alla necessità di migliorare le entrate fiscali, di combattere l’evasione fiscale e le pratiche fiscali dannose. Anche in questo secondo caso la TTF è stata trattata come misura positiva per frenare le operazioni finanziarie meramente speculative e per generare reddito.

AAA o CCC? Rating: stabilità economico-finanziaria-patrimoniale di un’azienda

Molte volte nel gergo finanziario, specialmente nel mondo bond (obbligazioni), si sente parlare di rating ma non sempre se ne comprende totalmente il significato. Per capire di cosa si tratta pensiamo a un risparmiatore che desidera investire il suo più o meno grande gruzzoletto acquistando titoli di un’azienda. L’acquisto di un titolo obbligazionario sarà preceduto da un’accurata analisi delle condizioni di stabilità economico-finanziaria-patrimoniale di chi lo emette, esattamente come fa l’ufficio fidi di una banca prima di concedere un finanziamento a una impresa o a un privato.

Purtroppo la mancanza di tempo, di informazioni e più semplicemente la non totale padronanza con bilanci o dati contabili fa si che la maggioranza degli investitori non disponga delle risorse sufficienti per svolgere l’analisi del merito di credito della società emittente le obbligazioni che si apprestano ad acquistare.

Medvedev: Occorre primo piano della Russia nell’economia globale, non più egoismo economico degli Usa

Non importa quanto è grande il mercato americano né quanto è forte il sistema finanziario americano: non sono in grado di sostituirsi ai mercati globali”. Gli Usa non bastano anche se la loro presenza nel mondo può dare questa impressione. Non solo: hanno fallito. L’incapacità dei grandi gruppi nel considerare i rischi connessi alle loro strategie e le politiche aggressive della più grande economia del pianeta non ha portato solo a perdite finanziarie, ma hanno impoverito il mondo.

Questo l’attacco di Dimitri Medvedev, nuovo presidente russo sferrato agli Stati Uniti nel corso del Forum economico di San Pietroburgo. Quanto sta accadendo, secondo Medvedev, è la più grave crisi dal 1930 ed è figlia dell’ “egoismo economico” da parte degli Usa che ha penalizzato e continua a penalizzare anche la Russia alla ricerca di norme condivise per potere investire all’estero così come consente alle imprese estere di investire in Russia.

Paradisi fiscali: rischio o opportunità?

I Paradisi fiscali sono particolari zone geografiche in cui il regime di tassazione è molto basso o nullo. In genere questo trattamento è riservato ai non residenti con lo scopo di attrarre gli investimenti ed i risparmi di questi ultimi. I liberi cittadini in questo modo trovano un rimedio per sfuggire alla voracità del fisco uscendo dall’ambito strettamente nazionale per rifugiarsi in luoghi sicuri, per sé e per il proprio capitale, per i propri investimenti e per il proprio futuro.

 

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato una lista di 35 paesi considerati paradisi fiscali, minacciandoli di sanzioni se non provvedono a riformare il loro sistema fiscale. I 35 paradisi fiscali sono accusati dall’OCSE di praticare una concorrenza fiscale pregiudizievole, cercando di attirare i privati e le società che vogliono evitare di pagare imposte nel proprio paese. La lista comprende Andorra, Anguilla, Antigua e Barbuda, Aruba, Bahamas, Bahrein, Barbados, Belize, isole Vergini britanniche, Guernesey, isole Cook, Dominica, Gibilterra, Grenada, l’isola di Man, Jersey, Liberia, Liechtenstein, Maldive, isole Marshall, Monaco, Montserrat, Nauru, Antille olandesi, Niue, Panama, Saint-Kitts e Nevis, Sainte-Lucie, Saint-Vincent e Grenadine, Samoa occidentali, Seychelles, Tonga, isole Turk e Caicos, isole Vergini americane, Vanuatu.