Aumento di capitale per Standard Chartered: sconto del 49% sull’ultimo prezzo di chiusura

 Standard Chartered Plc, la banca britannica che trae più di tre quarti dei suoi profitti dall’Asia, sta progettando di aumentare di circa 1,8 miliardi di sterline (2,7 miliardi di dollari) il suo capitale al fine di potenziare la situazione finanziaria in previsione di un peggioramento della recessione economica globale. Gli attuali azionisti possono ora acquistare trenta nuove azioni per 91 già detenute a 390 pence ciascuna, secondo quanto affermato dalla banca londinese in una conferenza stampa ad Hong Kong. Questa operazione rappresenta uno sconto del 49% rispetto all’ultimo prezzo di chiusura. Wong Kwok Wai, analista cinese della BOC International Holdings Ltd., si è così espresso al riguardo:

La banca sta assumendo una posizione di sostanziale precauzione nei confronti di uno scenario potenzialmente peggiore di quello attuale. Nel lungo periodo, comunque, Standard Chartered si troverà senz’altro in una posizione migliore.

 

Il direttore generale Peter Sands ha annunciato che l’aumento di capitale fornirà una sorta di “soluzione tampone” per un ambiente che giorno dopo giorno diventa sempre più volatile: l’istituto creditizio inglese sta infatti tentando di sostenere le proprie misure difensive, dato che la crisi finanziaria ha già costretto due altre banche, HBOS Plc e Royal Bank of Scotland Group Plc, ad accettare denaro dal governo del Regno Unito.

Lo scetticismo sul piano USA anti-crisi fa crollare gli indici di Wall Street: anche in Europa si registrano cali consistenti

 Non è bastato il piano di salvataggio, proposto pochi giorni fa dal governo statunitense per fronteggiare la crisi finanziaria, a rassicurare Wall Street: l’indice Dow Jones ha perso ben 3,3 punti percentuali, il Nasdaq il 4,17% e l’S&P500 il 3,82%. Sulla scia dell’andamento dei listini della borsa americana, anche le borse europee hanno subito perdite più o meno consistenti: Parigi è in calo di 2,3 punti percentuali, seguita da Londra (-1,4%) e Milano (-1,57%). È stata soprattutto l’incertezza riguardo alla tempistica necessaria per l’approvazione del piano da 700 miliardi di dollari progettato dalla Federal Reserve a far subire cali così consistenti alle borse statunitensi ed europee.

La decisione del governo statunitense è senza dubbio senza precedenti, ma finora non si è dimostrata sufficiente ad arginare la crisi: Goldman Sachs e Morgan Stanley sono state trasformate in holding bancarie, in grado di garantire una maggiore sicurezza agli investitori, intimoriti da ulteriori prospettive di fallimento delle banche USA. Non è andata meglio nemmeno ai titoli del Tesoro e al dollaro: in particolare la valuta statunitense si è deprezzata rispetto all’euro a ritmi molto alti, a causa del timore che aumenti il debito. Nonostante i ribassi borsistici, la reazione del Tesoro è stata molto blanda riguardo al fatto che saranno necessari ulteriori bond da emettere per l’attuazione del piano.

I mutui subprime colpiscono ancora: svalutazioni per Citigroup, aumento di capitale per Royal Bank of Scotland e piano anticrisi per le banche inglesi

Nuove perdite per Citigroup, già nei mesi scorsi obbligata a maxi svalutazioni: nel primo trimestre ha perso più di 5 miliardi di dollari ed ha annunciato svalutazioni per 12 miliardi circa ed il taglio di altri 9 mila posti di lavoro.

E nonostante tutto i mercati sono stati contenti della notizia con il titolo che ha guadagnato il 6%. I ricavi sono scesi fortemente a 13,2 miliardi (praticamente dimezzati) ma sono stati comunque superiori a quanto si aspettavano gli analisti e le Borse sono state trainate verso l’alto.

Non è andata altrettanto bene alla Bank of Scotland che dopo aver effettuato svalutazioni per 2,6 miliardi, dovrebbe durante la prossima settimana annunciare un aumento di capitale.