Si apre malissimo la settimana borsistica per il titolo Saras: la società infatti, dopo circa 30 minuti dall’inizio degli scambi ha fatto segnare un calo del 9,25%. Diversa storia per Azimut che fa sapere come i buoni risultati archiviati porteranno ad un aumento del dividendo per azione.
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Joint venture Saras – Rosneft
Durante il Forum economico internazionale di San Pietroburgo, Saras e Rosneft hanno scelto di puntellare il proprio matrimonio. L’amministratore delegato del gruppo italiano Massimo Moratti e il presidente del gruppo russo, Igor Sechin, hanno infatti siglato un accordo per la creazione di una joint venture al 50 per cento per le attività commerciali sul grezzo e sui prodotti petroliferi.
Saras joint venture con la russa Rosneft
La società petrolifera milanese Saras, controllata dalla famiglia Moratti, e il colosso russo Rosneft hanno sottoscritto a Monaco una lettera di intenti per la costituzione di una joint venture paritetica per la commercializzazione e la lavorazione di petrolio greggio e per vendere prodotti petroliferi. In realtà la notizia era attesa ormai da un po’ di tempo, visto che il 17 settembre scorso Igor Sechin, presidente della società russa, e Gian Marco Moratti, presidente della società italiana, avevano già gettato le basi per una collaborazione tra le due aziende.
Saras trimestrale al 30 settembre 2012
Saras ha ufficialmente comunicato di aver chiuso i primi 9 mesi del 2012 con una perdita netta pari a 7,7 milioni di euro, a fronte di un utile di 80,1 milioni di euro registrato nello stesso periodo del 2011. Stando a quanto affermato dalla nota societaria, la perdita netta adjusted si sarebbe attestata a quota 16,4 milioni di euro, in miglioramento rispetto alla perdita di 28,8 milioni di euro registrata nei primi 9 mesi del 2011. I ricavi si attestano invece a 8.940 milioni di euro (+10 per cento su base annua), l’Ebitda a 202,1 milioni di euro (-41 per cento su base annua), l’Ebitda comparable a 199,7 milioni di euro (-5 per cento su base annua), l’Ebit a 46,9 milioni di euro (-75 per cento su base annua), mentre l’Ebit comparable a 44,5 milioni di euro (- 15 per cento su base annua).
Semestre Saras in rosso
Deludono i conti semestrali della Saras. La società, gestore della più grande raffineria nel vecchio Continente, (e già in grado di concludere negativamente il primo trimestre) ha infatti dovuto portare a casa un risultato netto negativo per oltre 115 milioni di euro, a causa dell’improvviso ribasso delle quotazioni del greggio. Una situazione che – come già detto – appare deludente, ma che la società è convinta di poter invertire già nei prossimi mesi, con un netto miglioramento entro la fine del 2012. Ammesso che, ovviamente, le quotazioni del barile possano tornare a crescere e, con essa, il fatturato del gruppo.
Utili Saras primo trimestre 2012 a –89%
Saras ha chiuso il primo trimestre con un risultato netto positivo pari a 14,1 milioni di euro. Un risultato che è in forte flessione rispetto ai 122,8 milioni di euro riscontrati nello stesso periodo dell’anno precedente (- 89 punti percentuali), con una retrocessione che è inoltre replicata per quanto concerne il risultato netto adjusted, negativo per 36,6 milioni di euro, contro l’utile di 39,5 milioni di euro del primo trimestre del 2011.
Per quanto concerne il giro d’affari, i ricavi sono aumentati del 17% a 3,115 miliardi di euro, grazie al contributo del segmento della raffinazione e ai prezzi sensibilmente più elevati per tutti i principali prodotti petroliferi (a conto economico, il diesel ha inciso attraverso una quota media di 1.005 dollari la tonnellata, mentre la benzina è stata quotata mediamente a 1.060 dollari la tonnellata).
Piano industriale Saras 2012
Saras ha pubblicato le proprie previsioni 2012 sul relativo piano industriale, fornendo un quadro piuttosto chiaro sull’evoluzione della propria posizione e di quella del mercato di riferimento. Saras compie innanzitutto un riferimento alla domanda petrolifera globale, ricordando come le dichiarazioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia affermino che le richieste di greggio dovrebbero consolidare un progresso, con un volume pari a 89,9 milioni di barili al giorno, in incremento di 0,8 milioni di barili rispetto al 2011.
Sul fronte delle quotazioni del greggio 2012, Saras ricorda come le difficoltà e le tensioni geopolitiche potrebbero giocare un ruolo di primo piano. Il riferimento è soprattutto alla Siria e all’Arabia Saudita, dove le tensioni sociali sono piuttosto evidenti. Sulla base di tali considerazioni, Saras attende un incremento del costo del greggio oltre i 120 dollari a barile nell’ipotesi che le tensioni geopolitiche diano luogo a temporanee destabilizzazioni.
Saras: margini discreti nel quarto trimestre
Per il trimestre in corso, il quarto del 2010, il Gruppo Saras sta riportando margini discreti per effetto della riduzione degli stoccaggi di distillati. Questo
Saras emette obbligazioni per 250 milioni di euro
Al fine di rifinanziare ed estendere la durata del proprio debito, ma anche con finalità aziendali generali, il Gruppo Saras ha reso noto nella giornata
Saras penalizzata da andamento prezzo petrolio: ma arrivano gli aumenti
Saras nel primo trimestre del 2009 ha evidenziato ricavi a 1,23 miliardi di euro, in calo del 40% rispetto ai 2,05 dello stesso trimestre del
Saras non conosce crisi: nel 2008 utile 8.673 ml di Euro
In periodo di crisi c’é anche chi riesce a ottenere ottimi risultati: nel 2008 il Gruppo Saras, grazie alla brillante performance operativa integrata ad un’alta
I dubbi che aleggiano sul collocamento di Saras mettono ancora più nervosismo alla borsa
Fa veramente impressione leggere le ultime indiscrezioni uscite sulle indagini effettuate nei confronti dei fratelli Moratti, a proposito del collocamento in Borsa della Saras, le cui azioni emesse in collocamento a 6 euro hanno perso solo il primo giorno il 10% e ad oggi hanno perso quasi il 50% del loro valore. Si spera ardentemente che la procura faccia luce sulla vicenda e scagioni i due fratelli Moratti, sulla cui signorilità si sono consumati da tempo fiumi di inchiostro. Ma certo è che a cominciare dai casi Parmalat, Cirio per finire ai bond argentini e agli ingressi in Borsa di società che poi falliscono o quelle che escono dal listino dopo un anno o due dal collocamento stesso, rendono questo paese sempre meno credibile dal punto di vista economico e finanziario e la nostra Borsa un posto poco raccomandabile per grandi investitori istituzionali esteri, come per esempio i grandi fondi sovrani che fino a questo momento sono stati fuori da Piazza Affari, puntando perfino sulla piccola Borsa di Madrid.
Doppia promozione per Saras: aumenterà la produzione di diesel