Il lavoro di Standard & Poor’s prosegue indefesso: l’agenzia americana di rating può essere paragonata a Sanson e Mastro Titta, i boia della Rivoluzione Francese e della Roma ottocentesca, instancabili nell’utilizzare la scure. Quest’ultima è sempre più affilata e l’ultima “esecuzione” ha riguardato la Slovenia, stato membro dell’eurozona dal 2007: il debito sovrano di breve e lungo termine della nazione balcanica è stato infatti declassato da AA ad AA-, nonostante l’outlook sia rimasto stabile, a causa soprattutto della critica posizione fiscale del paese. Questa riduzione del giudizio dell’agenzia riflette inevitabilmente il deterioramento sloveno dal punto di vista economico, un declino cominciato nel 2008 a seguito della crisi globale; in aggiunta, il governo di Lubiana non ha finora presentato una strategia o un piano credibile per quel che concerne il consolidamento finanziario, come riconosciuto da diversi analisti ed economisti.
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Anche la Slovenia finisce nella morsa delle agenzie di rating
Diventa sempre più difficile andare a individuare una nazione europea che possa dirsi al sicuro dalla scure delle agenzie di rating: l’ultima malcapitata è stata la Slovenia, la quale si è vista ridurre le proprie valutazioni di breve termine da parte di Fitch, a causa soprattutto dei forti rischi che il paese balcanico corre dal punto di vista della stabilità bancaria. Tra l’altro, anche la posizione fiscale di Lubiana è molto delicata e per questo motivo la compagnia francese ha declassato anche i giudizi relativi alla valuta locale. Nel dettaglio, il rating in questione è stato ridotto da AA ad AA-, il quarto più alto grado di investimento, lo stesso dell’Italia, il che la dice lunga sull’attuale momento dell’eurozona.
OCSE, aumenta il costo della manodopera in Italia +0,6%
Nel secondo trimestre di questo 2011, i costi della manodopera nell’area Ocse sono aumentati dello 0,6%, per il terzo periodo consecutivo. Aumenti più marcati nella zona degli Stati Uniti, con un +0,8% mentre in Italia si è arrivati ad un +0,6%. Il Giappone resta quasi paro, con un solo +0,1% con un precedente +1,1%. L’aumento del costo della manodopera, spiega l’Ocse, è stato causato da una diminuzione della produttiva, contro un aumento della remunerazione del lavoro per unità di manodopera.