L’accusa è di quelle pesanti: secondo il Dipartimento dei servizi finanziari di New York, l’istituto di credito britannico Standard Chartered avrebbe violato l’embargo nei confronti dell’Iran, compiendo – con entità finanziarie dello Stato – una serie di operazioni pari a 250 miliardi di dollari, nell’arco di sette, lunghissimi anni. Un’accusa che potrebbe portare ora la banca britannica a perdere la licenza bancaria negli Stati Uniti, e che sta facendo discutere assai la comunità finanziaria internazionale.
Standard Chartered
Gran Bretagna, le banche temono il contagio greco
Non si tratterà forse di una grande fuga come quella del celebre film di John Sturges del 1963, ma poco ci manca. Le principali banche della Gran Bretagna, in primis Standard Chartered e Barclays, stanno evitando come la peste l’area dell’euro, allontanandosi progressivamente da essa: il motivo è facilmente intuibile, si teme infatti il grave contagio di un possibile default della Grecia, con effetti simili a quelli provocati dal crack di Lehman Brothers.
Standard Chartered si espande: obiettivi Africa e Medio Oriente
Standard Chartered, uno dei principali istituti di credito britannici, attivo prevalentemente nei business nei mercati emergenti, sta per dar vita a un importante progetto di
Dubai World, rischio default: ecco chi deve tremare
Dubai World – holding dell’emirato – ha chiesto lo scorso mercoledì che venissero congelati per sei mesi i debiti accumulati (la bellezza di 59 miliardi di dollari): sono seguiti giorni di preoccupazione e ripercussioni anche sui mercati finanziari. Così, mentre gli sceicchi si apprestano a festeggiare il 38esimo anniversario dell’indipendenza di Abu Dhabi con il “più grande spettacolo pirotecnico nella storia dell’umanità” (fonte, il quotidiano Al Ittihad), crescono ancora i credit default swaps (Cds), ovvero il costo per assicurare il debito sovrano dell’emirato del Golfo, attestandosi a 708,96 punti base (+31% rispetto a ieri). In soldoni: occorrerebbero 708mila dollari per assicurarsi per cinque anni 10 milioni di dollari di debito sovrano.
Intanto, il primo effetto immediato di quanto accaduto al Dubai World sta nel fatto che Dubai è ora nelle posizioni di vertice all’interno della classifica dei paesi a rischio default: in vetta l’Ucraina con una probabilità che oscilla attorno al 57%, stessa probabilità anche per il Venezuela; segue al terzo posto l’Argentina, con una probabilità di default preventivata per il 46% e a ruota c’è proprio Dubai, il cui rischio default e del 39%.
Rispetto alla situazione attuale negli Emirati è peraltro intervenuto più di un esperto economista: