L’economia del Giappone continua a peggiorare secondo le stime della Banca centrale

 L’economia del Giappone è in grande crisi e tutte le mosse fatte dal Governo e Banca centrale, che ha ulteriormente abbassato i tassi sembrano non aver raccolto i frutti sperati. La Banca del Giappone, infatti, ha ridotto le sue valutazioni per la produzione del paese, dicendo che essa sta diminuendo fortemente e che probabilmente continuerà a farlo. La Banca centrale ha anche dipinto un tetro quadro per le prospettive delle esportazioni, dicendo di aspettarsi che scendano drasticamente per via dell’ulteriore indebolimento delle economie internazionali e per il rafforzamento dello yen. La moneta giapponese infatti sta recuperando terreno, in queste ultime settimane, dopo aver toccato minimi contro il dollaro da 5 anni, e questo aspetto non fa che aumentare i problemi per le imprese esportatrici.

La Bce, come è nel suo stile, è più prudente della Boe e abbassa i tassi dello 0,5% e le Borse soffrono

 Le Borse si interrogano sull’inatteso taglio dell’1,5% ai tassi di interesse di riferimento da parte della Banca d’Inghilterra e reagiscono subito benissimo sperando che possa esserci qualche sorpesa in questo senso anche da parte della Bce. Invece i signori di Francoforte non hanno abbandonato la loro proverbiale prudenza, malgrado la situazione sia ormai quasi ovunque indirizzata verso la recessione, e hanno mantenuto la loro politica dei piccoli passi, con un taglio di 0,50 punti dei tassi, come previsto da tutti gli analisti, portando il tasso di riferimento a 3,25%. La Banca centrale inglese invece, ha lasciato tutti di stucco con un abbassamento molto più forte del previsto, i tassi sono stati portati al 3% dal 4,5%, gli economisti si aspettavano una riduzione dello 0,5% a 4%. I mercati finanziari scommettevano per lo più in un taglio di 75 punti base, mentre in un sondaggio Reuters dello scorso 4 novembre, 45 economisti sui 62 interpellati prevedevano un taglio di 50 pb, 7 vedevano un taglio di 75 pb e 10 lo prevedevano di 100 pb.

Euro ai minimi da 20 mesi sul dollaro, mentre calano i prezzi della materie prime

 L’euro all’apertura del mercato londinese si riprende leggermente dalle perdite subite nel corso della seduta asiatica contro il dollaro, ma resta debole, come del resto lo è la sterlina e altre valute ad alto rendimento. L‘euro ha anche toccato un minimo di quattro anni e mezzo contro lo yen poichè gli investitori tornano ad allontanarsi dal più rischioso carry trade. Il biglietto verde ha segnato il massimo di 21 mesi nei confronti del basket con le principali valute. Gli investitori scommettono sul fatto che i tassi nei paesi al di fuori degli Stati Uniti verranno tagliati in modo consistente per cercare di sostenere la crescita mondiale. I timori che ci potrebbe essere un profondo rallentamento dell’economia mondiale hanno spinto gli investitori a liquidare le posizioni costruite negli ultimi anni, quando l’euro era riuscito a toccare il suo massimo storico a 1,60 dollari, dicono i dealer.

Eaton Corporation, chiude lo stabilimento di Massa: la crisi finanziaria si abbatte sull’occupazione e l’economia reale?

 La Eaton ha deciso di chiudere lo stabilimento di Massa. La scelta è stata comunicata ieri mattina ai sindacati durante un incontro che si è tenuto all’associazione industriali a Carrara. Non avranno più lavoro 345 dipendenti.

Quello che lascia stupefatti sull‘atteggiamento dei politici di fronte a questa terribili crisi finanziaria è il colpevole ritardo con il quale si sono mossi e la conseguente inadeguatezza  delle misure adotattate, osservando le reazioni sempre più volte al peggio dei mercati finanziari di tutto il mondo ormai pervasi da un vero e proprio panic selling. La crisi finanziaria infatti nata oltre un anno fa in America, si sta velocemente, come previsto da tutti tranne che forse dai politici, propagando all‘economia reale, scatenando perciò le vendite in previsione di una sempre più probabile recessione globale.

Le ultime previsioni degli economisti della Bce (le staff projections, che non sono richiamate nel bollettino di ottobre), pubblicate il mese scorso e quasi sicuramente destinate ad essere riviste in peggio, davano la crescita di Eurolandia ad un tasso compreso fra l’1,1 e l’1,7% quest’anno, e fra lo 0,6% e l’1,8% il prossimo. Nel bollettino di ottobre la Bce scrive che «gli indicatori oggi disponibili segnalano il perdurare della debolezza nella dinamica di fondo della crescita dell’area dell’euro nel terzo trimestre. Secondo le prime stime del Fondo monetario Internazionale Spagna, Italia, Irlanda e Gran Bretgana saranno sicuramente in recessione già dall’ultimo trimestre dell’anno e probabilmente per tutto il 2009, con pesanti ricadute su occupazione (la Fiat ha già proclamata nuove casse integarzioni, la Merloni ha dichiarato lo stato di insolvenza) e redditi.

E’ la scelta giusta alzare i tassi d’interesse?

Senza nessuna sorpresa ieri la Bce ha alzato i tassi d’interesse di un quarto di punto. I tassi interbancari, in parole povere quanto costa il denaro alle banche, sono stati portati al 4,25%. Inutili sono stati i proclami di quasi tutti i Governi europei, con in testa la Germania di Angela Merkl, a porre maggiore attenzione alla congiuntura economica e non solo a quello che da sempre viene considerato come dai parruconi del direttivo della banca centrale europea il nemico pubblico uno: l’inflazione.

Ma Trichet ha voluto ribadire la totale indipendenza dell’istituto di Francoforte

L’obiettivo primario è la stabilità dei prezzi, in un momento in cui i rischi di inflazione nel medio termine sono al rialzo.

Certo è che se è vero che l’inflazione corre oltre il 4% è anche vero che questa è determinata sopratutto da fattori esogeni, leggi prezzo della materie prime, e non stupisce che le quotazioni del petrolio abbiano fatto una serie di nuovi record proprio nel giorno del rialzo dei tassi in Eurolandia.

Incubo Stagflazione

Un incubo ormai da tempo aleggia sui mercati finanziari mondiali, colpiti dalla peggiore crisi degli ultimi cinquant’anni. La parola impronunciabile è stagflazione, ossia quella situazione in cui ad alti prezzi (inflazione) fa seguito bassa crescita economica (stagnazione). La Bce, intanto, noncurante di tutto ciò ha già preannunciato un prossimo rialzo dei tassi di interesse.

E’ difficile capire se sia questa la strada giusta, anche se oservando i dati sull’inflazione rilasciati da Eurostat questa mossa sembrerebbe assolutamente necessaria, dal momento che l’inflazione è volata ben oltre il 3%. Ma d’altro canto l’economia reale in tutta Europa sta dimostrando tassi di crescita sempre più preoccupanti.

La crescita del Pil dei Paesi emergenti crea inflazione ed aumenta il prezzo del greggio

Anche nei c.d. Paesi emergenti si avvertono crescenti pressioni inflazionistiche, tanto che molti hanno già alzato i rispettivi tassi di riferimento oppure stanno per farlo (Russia, India, Cile, Sud Africa e, in previsione, a breve anche Turchia e Messico). In India l’indice dei prezzi è a +11,05%. Per anni India e Cina hanno dato sussidi per energia e materie prime. Ora non possono più sostenerne il prezzo, ma rischiano contraccolpi inflattivi. La scorsa settimana la banca centrale indiana ha aumentato i tassi di interesse, per la prima volta da 15 mesi. Sono allo studio altre immediate azioni per frenare l’inflazione che, tra l’altro, sta demolendo la popolarità dell’attuale premier Manmohan Singh, in vista delle elezioni politiche del 2009.

Trichet prospetta aumento tassi: sale Euribor

Dopo le parole del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che non ha escluso un aumento del costo del denaro dal 4% al 4,25% il prossimo mese per fronteggiare la minaccia dell’inflazione, assisteremo ad un aumento dei tassi di interesse dell’Eurozona. Tali parole infatti si sono già ripercosse su quei tassi Euribor ai quali sono indicizzate le rate dei mutui a tasso variabile. Ciò significa che chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile pagherà un po’ di più ogni mese. Precisiamo che la revisione delle aspettative future sui tassi di interesse europei si è fatto sentire più sulle scadenze lunghe che su quelle brevi: l’Euribor 360 a un mese è stato influenzato soltanto relativamente ed è passato in un giorno dal 4,458% al 4,479 per cento. Il tasso a 3 mesi, è salito d’un colpo dal 4,866% al 4,967%, mentre quello a 6 mesi ha raggiunto la soglia del 5%, precisamente del 5,113% (dal 4,938%).

La stretta monetaria prennunciata in settimana dal presidente Jean Claude Trichet, ha quindi messo in subbuglio i mercati che non si aspettavano un orientamento così aggressivo. Il mercato e l’imprenditoria come hanno accolto tali mosse? Con favore dagli imprenditori italiani come l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne secondo cui la Bce interpreta «giustamente e totalmente» il suo compito e il numero uno di Unicredit, Alessandro Profumo, il quale ritiene che la Bce fa il suo mestiere al meglio.

Otto milioni gli utenti dei siti di banking on line, in espansione le carte prepagate

Nielsen Online è il servizio di The Nielsen Company per l’analisi e la misurazione certificata di audience internet, advertising online, video, consumer-generated media, passaparola digitale, e-commerce e più in generale del comportamento dell’utente online. DigitalFinance è lo studio trimestrale sul finance online realizzato da Nielsen Online e CommStrategy che registra le performance dei siti finanziari e i comportamenti online. In questi giorni ha realizzato uno studio ad hoc per quanto riguarda l’uso dei servizi del banking on line, il numero di utenti che usano tali servizi è incrementato: a fine 2007 gli utenti dei siti di banking sono 8 milioni, quasi un utente internet su quattro. Gli utenti che accedono alle aree protette da password, le aree cioè di servizio alla clientela, sono 5,3 milioni, con una crescita di 1 milione di individui nell’anno. Questo significa che ci sono 2,7 milioni di internauti che per ora preferiscono solo curiosare tra questi siti ma che non hanno ancora preso la decisione di poter consultare il proprio conto on line. Difatti nonostante i vantaggi derivanti dall’assenza dei costi di tenuta conto, dai tassi di interesse generalmente più alti del conto corrente tradizionale e dalla possibilità di effettuare operazioni bancarie in ogni momento della giornata senza code e perdite di tempo non tutti sono propensi a sperimentare il banking online.