Aumento capitale Unicredit

 Anche se alla data del 27 gennaio – termine ultimo per l’esercizio dei diritti di opzione – manca ancora ben più di qualche ora, dalle parti di Unicredit trapela un sentimento di soddisfazione in merito all’esito dell’aumento di capitale cui la banca di Piazza Cordusio ha dovuto ricorrere al fine di ripatrimonializzare le proprie strutture, e rispettare così le onerose indicazioni fornite negli scorsi mesi dall’European Banking Association, l’autorità che rappresenta gli istituti bancari a livello europeo.

L’aumento di capitale, del controvalore complessivo di 7,5 miliardi di euro, sembrerebbe infatti accingersi verso un completo esaurimento. I primi commenti in tal senso si sono avuti sabato mattina, quando – cioè – la banca è entrata in possesso delle prime analisi tempestive in merito all’andamento delle vendite dei diritti di opzione, che potevano essere ceduti (in cambio di un controvalore monetario) entro le ultime ore di venerdì.

Unicredit una banca forte dopo l’aumento di capitale

 Unicredit sarà una banca forte dopo l’aumento di capitale? Il presidente della European banking authority Andrea Enria, ha già una risposta precisa ed é affermativa. Secondo Enria la banca sta attraversando un periodo difficile che sta superando diligentemente e dopo la raccolta di fondi sul mercato la solidità dell’intermediario sarà rafforzata ed é questo è il messaggio che deve arrivare all’opinione pubblica, ha sottolineato lo stesso Enria nel corso di un’audizione alla Camera. Tuttavia per “cantare vittoria” é sempre bene aspettare la fine dell’operazione, anche se il presidente é convinto che se tutto procederà come previsto, alla fine del processo il sistema sarà più robusto e in grado di sostenere l’economia. È positivo anche il management di Unicredit, che nella persona dell’amministratore delegato Federico Ghizzoni, appoggia la maxi-ricapitalizzazione da 7,5 miliardi di euro.

Asse Monti-Merkel sostiene Piazza Affari

 Il meeting tanto atteso tra Mario Monti e Angela Merkel sta finalmente avendo luogo ed il risultato sembra più che positivo. Il Premier Italiano ha confermato che l’Italia non rischia più di trascinare l’Euro nel baratro, esponendo la sua personale idea di crescita su solide basi per il futuro. Sembra che l’intesa trovata oggi abbia giovato alle borse, che confermano i guadagni della giornata di ieri recuperando parzialmente anche le perdite di questa mattina, sulla scia delle Borse Europee negative.

Bene Piazza Affari quindi che con un +0.22% potrebbe chiudere in positivo la sua seconda giornata dopo le tensioni su Unicredit; proprio questo titolo è tra i sorvegliati speciali di oggi visto che la discesa di Gennaio ha pochi precedenti. Al momento Unicredit guadagna il 5.61% e viene scambiata a 2.5660 euro per azione, che anche se ancora distante dai livelli pre-aumento di capitale lascia sul grafico orario un segnale molto forte.

Titolo Unicredit nel giorno di aumento di capitale

 Dopo l’annuncio di conferma dell’aumento di capitale di Unicredit, varato con uno sconto complessivo del 43% sul prezzo dei primi di Gennaio 2012, il titolo si è velocemente allineato a quello che sarebbe poi stato il prezzo della nuova emissione, anche se a ben guardare c’è ancora una certa differenza.

Andando a ritroso nella storia dell’iter per l’aumento di capitale di Unicredit ricordiamo che uno dei partner chiave (la Libia)  ha dato il pieno supporto per l’operazione, mentre dall’altra parte abbiamo investitori storici come Blackrock che invece hanno prontamente diminuito l’investimento (nel caso specifico dimezzato) dopo l’annuncio ma anche dopo le nuove tensioni nella zona Euro.

Libia rafforza il capitale di Unicredit

Azioni Unicredit perdono il 32% in borsa

 Discesa senza freni per Unicredit negli ultimi giorni; dopo l’annuncio dei dettagli sull’aumento di capitale, il prezzo è precipitato verticalmente senza lasciare spazio a ritracciamenti e la speculazione ha preso il sopravvento consolidando le perdite che al momento, contando le prime ore della giornata di oggi, si aggirano intorno al 34%.

I dettagli sull’aumento di capitale di Unicredit

Ad essere in crisi è tutto il settore bancario a dire il vero; mentre l’indice di riferimento si aggira in territorio positivo (al momento guadagna lo 0.54%) sul fondo del listino, a fare da “zavorra” per quello che poteva essere un venerdì di recupero, ci sono proprio tutti i bancari più importanti. In ordine di perdite abbiamo ancora una volta Unicredit (-7.99%), Banca Popolare di Milano (-4.42%), Banca MPS (-3.68%), Banca Popolare dell’Emilia Romagna (-2.22%), Mediobanca (-1.64%), Ubi Banca (-1.37%), Banco Popolare (-1.11%) ed Intesa Sanpaolo (-0.67%).  Non un solo titolo bancario delle blue-chips è in territorio positivo al momento.

Previsioni titolo Unicredit 2012

 La giornata di ieri sul grafico delle azioni di Unicredit costringe ad una riflessione di medio-lungo periodo non solo sull’istituto di credito ma su tutto il settore bancario; con il -14.45% messo a segno in poche ore il prezzo di Unicredit si porta al di sotto della soglia critica definita dal bottom di Marzo 2009, quando buona parte delle blue-chips disegnava il minimo che avrebbe segnato la ripartenza del ciclo annuale. Da quel momento in avanti la divergenza con l’indice di riferimento (il FTSE-Mib) è diventata sempre più marcata tanto per Unicredit quanto per i grafici degli altri istituti di credito, che seguendo il trend di  incertezza hanno cominciato a perdere terreno costantemente fino a rivedere i livelli del 2009.

Anche se titoli come Intesa SanPaolo hanno violato il bottom segnato dal minimo del 2009 già nel 2011, portandosi al di sotto delle soglie critiche, la situazione di Unicredit è complessivamente più grave visto che la divergenza con il top assoluto del 2007 è la peggiore del listino e le notizie pesano gravemente nel medio periodo.

Titolo Unicredit sospeso per eccesso di ribasso

 Dopo quattro sedute ampiamente positive (di cui due del nuovo anno) il FTSE-Mib cede e crolla verticalmente registrando una perdita intorno ad 1.50% a metà seduta. La chiusura di ieri ed il gap-down di questa mattina lasciavano già poche speranze per questa giornata di borsa e la pressione dei future Europei ha spinto al ribasso l’indice fin dalle prime sedute.

A trascinare l’indice delle blue-chips italiane è in gran parte il settore bancario con Unicredit; il CDA dell’istituto di credito riunito questa mattina alle 8:30 ha deciso definitivamente per l’aumento di capitale da 7.5 miliardi di euro (su cui la Banca Centrale Libica ha confermato la propria partecipazione) di Lunedì prossimo che vede l’emissione di 2 nuove azioni ordinarie per ognuna posseduta (sia ordinaria che di risparmio) ed un prezzo di sottoscrizione di 1.943 euro.

Cariverona diminuisce il capitale in Unicredit

 Quando una società aumenta il proprio capitale, oltre ai vari aspetti positivi o negativi, c’é un’altra ipotesi da considerare: la diluizione della propria quota. Se un azionista detiene, per ipotesi, il 5% di una compagnia, in caso di aumento di capitale e mancata sottoscrizione delle nuove azioni, vede la propria partecipazione scendere, sempre che non decida di avvalersi del diritto di opzione. Spetta infatti ai soci in primis il diritto di acquistare le azioni di nuova emissione, le azioni inoptate poi potranno essere proposte sul mercato. La Fondazione Cariverona ha ufficializzato che nell’ambito dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi di Piazza Cordusio non manterrà inalterata la propria quota e diluirà la sua partecipazione dall’attuale 4,2% al 3,51%. Fondazione Cariverona cederà lo 0,7% di Unicredit prima dell’aumento di capitale di Piazza Cordusio previsto il mese prossimo.

La Libia rafforza il capitale in Unicredit

 Giusto in tempo; mentre l’assemblea straordinaria approva l’aumento di capitale da 7.5 miliardi di euro per Unicredit, vengono sbloccati i fondi libici permettendo l’adempimento degli accordi non scritti presi in precedenza.

Da una parte l’asse Italo-Libico è importante per gli investimenti del Bel Paese che ricordiamo sono stati bloccati per via della guerra; con la scomparsa del Colonnello però le attività stanno riprendendo e gli investimenti Italiani sul suolo Libico potranno dare finalmente i loro frutti. Dall’altra parte, forse più importante, ci sono i legami finanziari tra i due Paesi, rafforzati anche dal lavoro dell’ex-premier Berlusconi nel 2008.

Unicredit, tagli al personale a causa della crisi

 Unicredit corre ai ripari, se di ripari si può parlare. Dopo l’aumento di capitale approvato dall’ultimo consiglio di amministrazione, sembra che adesso sia la volta di una riduzione dei costi. Dieci miliardi di perdite, una svolta epocale che porta i segni della rottura a soli dodici mesi dall’arrivo di Federico Ghizzoni. L’aumento di capitale partirà tra due mesi e non dovrebbe incontrare problemi, le fondazioni si sono impegnate a fare la loro parte. Con l’aumento di capitale la struttura patrimoniale di Unicredit sarà più stabile e solida, infatti il core tier 1 salirà al 10,35% con Basilea 2 e al 9% con Basilea 3. Il gruppo ha anche fatto richiesta di una maggiore semplicità nella struttura, semplificazione che costerà 5.200 posti lavoro entro il 2015.

Unicredit approva aumento di capitale

 Deciso l’aumento di capitale per Unicredit. La maxi perdita di oltre 10 miliardi nel terzo trimestre ha avuto le conseguenze attese: niente dividendi e necessità di un’iniezione di denaro per la banca. Il Consiglio di amministrazione di Unicredit ha approvato il lancio di un aumento di capitale a pagamento per un totale di 7,5 miliardi di euro. Le azioni saranno offerte in opzione dapprima ai soci, la quantità che dovesse rimanere sarà messa sul mercato. Il management di piazza Cordusio prevede di realizzare la ricapitalizzazione entro il primo trimestre 2012. Sarà inoltre proposta all´approvazione dell´assemblea straordinaria un raggruppamento di azioni ordinarie e di risparmio basato sul rapporto di una nuova azione ordinaria o di risparmio ogni 10 azioni ordinarie o di risparmio esistenti.

Piazza Affari: i titoli del giorno a Milano

 Giornata positiva e tutto sommato tranquilla quella di oggi, Martedì 8 Novembre; a Piazza Affari il FTSE-Mib è in guadagno del 2.44% al momento e nonostante il recupero sia incerto l’indice promette di chiudere ben sopra la parità e forse anche al di sopra degli attuali valori; la divergenza con il Dow Jones è risultata essere positiva e la resistenza a 15750 è stata facilmente superata per un ritorno immediato a 16000 punti dove invece passa il livello daily valido in close di giornata.

Al momento a guidare il rally è proprio il settore bancario che totalizza un guadagno di oltre il 3% totale; Intesa SanPaolo in cima alle blue-chips recupera il 5.61% seguita da Unicredit con il 4.55% di guadagno. Ubi Banca infine (+2.79%) completa il “tris” di istituti bancari che nella giornata di oggi saranno sotto strettissima sorveglianza; l’eventuale perdita del supporto a 15750 sull’indice di riferimento italiano infatti invertirebbe le aspettative girando la tendenza al ribasso, e proprio questi tre titoli sono quelli che potrebbero accusare le conseguenze più gravi.

Cipe, colpo di acceleratore su Brebemi

 Buone notizie per Brebemi, l’autostrada di collegamento diretto tra Milano e Brescia: il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica)  ha dato il ‘semaforo verde’ al progetto definitivo, approvandolo, di TEEM, la Tangenziale Est Esterna, arteria attraverso la quale sarà possibile l’innesto della nuova autostrada su Milano via Cassanese e Rivoltana e il collegamento con l’aeroporto di Linate.  Nei giorni scorsi il Presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni, insieme con l’assessore alle Infrastrutture  Raffaele Cattaneo e al Presidente di BREBEMI Francesco Bettoni avevano espresso tutti l’auspicio che la delibera fosse approvata in tempi rapidi.

Unicredit apre la strada ad una cartolarizzazione da 14 miliardi

 Nessun bisogno impellente di liquidità, ma solo un’operazione attraverso la quale andare eventualmente a mettere nuovo fieno in cascina. Si è espresso così Federico Ghizzoni, Amministrazione Delegato di Unicredit, in merito al via libera da parte del Consiglio di Amministrazione ad una deliberazione che spiana la strada in futuro al possibile lancio di una operazione di cartolarizzazione per un controvalore complessivo pari a ben 14 miliardi di euro.