Le riserve di valuta straniera in Cina, che come molti sapranno sono le più ingenti al mondo, sono in diminuzione, nello specifico si sono ridotte nel quarto trimestre del 2011, secondo quanto dichiarato dalla Banca centrale del Paese. Una diminuzione non si aveva dalla crisi finanziaria asiatica del 1998. La Banca centrale cinese accumula tali riserve perché la maggior parte degli esportatori devono depositare i loro ricavi in valuta presso l’istituto che in cambio, fornisce liquidità in yuan all’economia, oltre a comprare titoli di Stato degli Stati Uniti o di altri Paesi.
Yuan
Cina e Giappone aprono allo scambio diretto di valute
Giappone e Cina sono pronti a promuovere lo scambio diretto di yen e yuan senza l’uso di dollari: l’obiettivo di questa nuova misura valutaria è quello di incoraggiare nella maniera più adeguata possibile lo sviluppo di un mercato destinato a quelle compagnie che sono coinvolte in tali scambi, come ha anche precisato il governo di Tokyo. La nazione nipponica, inoltre, si impegnerà ad acquisire titoli obbligazionari dell’ex Impero Celeste nel corso del prossimo anno, consentendo quindi l’investimento del renminbi (l’altra definizione dello yuan) che lascia il territorio cinese durante le transazioni.
Quando é la Cina a salvare l’euro
Sicuramente agli asiatici non conviene che il valore dell’euro scenda. Il Vecchio Continente é un cliente affezionatissimo dei prodotti Made in China, trovare qualosa che sia stata prodotta dagli italiani é divenuto difficile quasi come cercare un ago nel pagliaio e i Made in Taiwan, Brasile, Turchia, si sprecano in ogni dove. Soprattutto i Made in China: acquistare dalla PRC conviene, con l’altissimo valore dell’euro e al cambio con lo yuan, un frigorifero può costare meno di 80 euro, un chinafonino di ultima generazione meno di 60 euro. Magie del cambio: paradossalmente, per chi é alla ricerca di risparmio (non parliamo di qualità perchè sarebbe necessario un post a parte) conviene comprare dalla Cina, comprese le spese di spedizione, si paga molto meno che comprando in Italia.
Lo yuan sarà convertibile a partire dal 2015
I dirigenti cinesi sono stati molto espliciti nel rivolgersi all’Unione Europea: lo yuan, valuta ufficiale dell’ex Impero Celeste, raggiungerà lo status di piena convertibilità entro il 2015, così come ha riferito Davide Cucino, presidente della Camera di Commercio comunitaria in Cina. Quattro anni di intensi lavori e trattative sono dunque alle porte, anche se non è ben chiaro quale dipartimento sia coinvolto in tal senso e si sia pronunciato con questa chiarezza. Molto probabilmente, sono sempre parole di Cucino, il processo a tappe verrà indicato in un meeting che si terrà nel corso delle prossime settimane. Una scansione temporale simile potrebbe aiutare Pechino a contrastare in maniera più efficace le critiche che le piovono in merito al commercio globale e agli artifizi che vengono attualmente utilizzati per mantenere lo yuan svalutato.
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Forex: Cina, yuan protagonista sul mercato dei cambi
E’ da circa dieci giorni che lo yuan contro il dollaro sta facendo registrare un apprezzamento dietro l’altro. La rivalutazione della valuta cinese sta alimentando molte ipotesi, ma anche molte speranze, specie dal fronte Usa, di una rivalutazione dello yuan che porti ad un riequilibrio degli scambi commerciali internazionali. La valuta cinese, di certo non lo si scopre oggi, non essendo pienamente convertibile è anche sottovalutata a partire proprio dal cambio con il dollaro, ragion per cui da un lato la tendenza rialzista può contribuire a rendere meno difficile l’ingresso di merci estere in Cina, ma dall’altro lo yuan, anche in tempi relativamente brevi, potrebbe diventare una valuta di riferimento per gli scambi internazionali.
Lo yuan viene quotato 6,7470 dollari, record da oltre cinque anni
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Yuan in difficoltà nelle quotazioni: il governo cinese modifica gli obiettivi di intervento
Lo yuan cinese ha subito la sua peggior perdita da quando il governo della nazione asiatica ha posto fine al tasso di cambio fisso nel 2005: tale declino si verifica pochi giorni prima della visita a Pechino del segretario del Tesoro statunitense Henry Paulson. La valuta asiatica ha perso lo 0,7% dopo che la People’s Bank of China ha stabilito il tasso di riferimento giornaliero al livello più basso dal mese di agosto, spingendo i policy makers ad accentuare il loro favore nei confronti di un deprezzamento valutario al fine di stimolare la domanda per i beni cinesi. Secondo alcuni dati, le manifatture della Cina hanno raggiunto una quota record nell’ultimo mese. Il governo ha deciso di cambiare l’obiettivo su cui focalizzarsi principalmente, passando dal contenimento dell’inflazione al sostegno alla crescita: questo cambiamento è stato reso urgente dal fatto che la Cina, quarta maggior economia mondiale, ha visto crescere la sua economia solamente di 9 punti percentuali nel terzo trimestre, un ritmo di crescita che non si registrava da cinque anni circa.
Al riguardo è anche intervenuto il presidente eletto statunitense Obama, il quale ha sottolineato che la Cina dovrebbe mettere un freno alle manipolazioni della valuta nazionale. Dariusz Kowalczik, analista valutario della società cinese CFC Seymour Ltd., ha espresso il suo parere su questa situazione:
Paulson potrebbe restare stupito in maniera poco gradevole dalla sua visita. È molto probabile che il governo attui un cambiamento di politica di intervento. In effetti, senza una moneta così debole, sarebbe molto più agevole raggiungere gli obiettivi di crescita del prossimo anno.
La crisi arriva anche in Cina: l’economia rallenta e il governo pensa ai rimedi
Dopo la riduzione delle stime di crescita in Giappone e Singapore, adesso è venuto il turno della Cina, segno che l’Asia non è immune a quella che sembrava essere una crisi esclusivamente occidentale. Nel terzo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo cinese dovrebbe essere salito del 9,7%, questo secondo le stime degli economisti. Il dato è significativo in quanto segna una decelerazione piuttosto marcata rispetto al 10,1% del trimestre precedente e al 10,6% della prima parte dell’anno (questi comunque sono tassi annualizzati). Negli ultimi giorni inoltre anche il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto al 9,3% le stime di crescita per il 2009 , ma c’è chi parla anche di 8% se non venissero presi opportuni provvedimenti. Il rallentamento in corso trova spiegazione nel peggior andamento delle esportazioni: Europa e Stati Uniti, i principali mercati di sbocco dei prodotti cinesi, stanno infatti scivolando in una recessione e questo porterà ad un calo della domanda. Brutte notizie anche dal mercato immobiliare: a Shangai i prezzi delle case stanno crollando, con un -19,5% solo nell’ultimo periodo. Debole anche il mercato azionario il quale ha sofferto più degli altri mercati della crisi in corso, rispetto ai massimi dell’anno l’indice CSI 300 ha perso il 66%.
Calano le quotazioni dello yuan cinese: ora verrà limitato l’apprezzamento della valuta e intensificate le esportazioni
Lo yuan cinese è caduto a livelli che non venivano raggiunti da luglio 2005, periodo in cui ci furono problemi nelle quotazioni col dollaro: a causa di questa situazione i policy makers stanno limitando l’apprezzamento della valuta asiatica, al fine di favorire gli esportatori e sostenere la crescita tra la crisi economica globale. Il premier cinese Wen Jiabao si è impegnato pochi giorni fa a mantenere una solida stabilità economica, finanziaria e del mercato del credito, andando in controtendenza agli Stati Uniti, sempre più vicini alla recessione. Il governo cinese ha dovuto frenare i guadagni dello yuan per questo trimestre, dopo che la banca centrale ha rilevato che gli ordini di esportazioni sono scesi ai livelli più bassi da tre anni a questa parte.
Lo yuan ha perso 0,46 punti percentuali (sono ora necessari 6,8485 yuan per un dollaro) alla borsa di Shangai, secondo quanto riportato dal China Foreign Exchange Trade System. La valuta asiatica, la quale aveva ottenuto le migliori performance del continente nel 2008, è cresciuta dello 0,08% in quest’ultimo trimestre, la crescita più bassa da quando è stato stabilito un tasso di scambio fisso. La Cina dovrà ora assestare la politica economica in tempi brevi, dato che la situazione economica è in continuo mutamento.