Donald Trump si insedierà tra due giorni, e gli effetti sull’economia mondiale saranno enormi. Tutto si giocherà sull’entità del protezionismo che il neo-presidente vorrà applicare per dare seguito al suo programma. Una guerra valutaria è più che probabile, se Trump manterrà tutti i suoi impegni, e se la Federal Reserve asseconderà il presidente. La discesa del dollaro è finita, per il momento, in attesa di altri sviluppi, che saranno quasi sicuramente una sua svalutazione strutturale per favorire le esportazioni statunitensi. Ma il grande problema per Trump, è il deficit commerciale con la Germania (circa 60 miliardi) e con la Cina, attualmente il suo più grande importatore. In molti scommettono che il presidente non potrà affrontare la guerra finanziaria con i due colossi, ma intanto, i beni rifugio, fino ad oggi sempre al rialzo, stanno conoscendo un rallentamento della loro corsa. Oro e yen si sono per il momento fermati, mentre il petrolio è in rialzo. Trump ha lanciato il suo monito proprio contro la Cina, che manterrebbe la sua valuta troppo debole, per continuare la crescita del drago cinese. Il dilemma sarà tra il pagare il deficit con una valuta forte, che però accentuerebbe la tendenza ad importare prodotti a discapito dell’industria domestica, o preferire un dollaro debole, pagare di più il deficit ma riavviare il mercato interno.