Il dollaro ha perso terreno nei confronti di ben quindici delle sedici controparti più scambiate a livello internazionale: il segnale è chiaro, la produzione americana e cinese, le due maggiori economie mondiali, si sta espandendo a gran ritmo ed è forte anche la richiesta di assets sicuri. La moneta verde è riuscita a indebolirsi nei confronti del dollaro neozelandese prima che le stime in questione mostrassero questo andamento così preciso, con dei guadagni piuttosto netti per quel che concerne la Cina e l’India. Anche il dollaro australiano è stato protagonista di una buona performance.
Entrando maggiormente nel dettaglio statistico, la valuta americana ha ceduto 0,3 punti percentuali nel corso delle contrattazioni di Singapore, attestandosi a quota 1,2978 per ottenere un euro. Il calo nei confronti delle divise oceaniane, invece, è stato pari allo 0,6%. Di contro, l’euro ha dovuto fronteggiare il suo livello più basso dal 2000 nei confronti dello yen (98,66 yen per la precisione). Ma cosa dicono esattamente questi dati? Novembre è stato un mese molto positivo per la produzione, mentre è attesa per domani la pronuncia da parte del Commerce Department a stelle e strisce, anche se si parla già di una crescita del 2%. Nel futuro più immediato, dunque, si assisterà a flussi abbastanza solidi, un sostegno sicuramente importante per le altre monete più rischiose del paniere.
Si era parlato di Cina e India in precedenza e in effetti nell’ex Impero Celeste l’indice relativo agli acquisti produttivi è salito fino a 50,3 punti nel corso del mese di dicembre, mentre l’economia emergente asiatica ha fatto segnare il suo ritmo più veloce degli ultimi sei mesi. Infine, bisogna sottolineare il deprezzamento del dollaro di questi ultimi giorni, il peggior performer delle dieci nazioni più sviluppate al mondo: l’euro è stato invece il protagonisti dei cambi peggiori del 2011, con due punti percentuali in meno nelle quotazioni.
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