La banca centrale giapponese ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse allo 0,5%.
Atsushi Mizuno, membro del consiglio direttivo, ha commentato tale scelta in una conferenza stampa tenutasi ad Aomori.
“Crediamo che il rischio che si verifichi un peggioramento della domanda domestica sia in aumento a causa degli alti prezzi dell’energia e delle materie prime. Nel portare avanti la politica monetaria ci siamo concentrati sui rischi di rallentamento dell’economia.”
Secondo le ultime stime infatti l’economia Giapponese quest’anno avanzerà solo dell’ 1,2% per raggiungere livelli attorno all’ 1,5% nel 2009.
Primo e unico obiettivo è quindi quello di sostenere la crescita in un paese che sta tuttavia assistendo ad un’accelerazione dell’inflazione, ai massimi degli ultimi 15 anni (1,9% è il dato di giugno).
Il perché di un mantenimento a livelli bassi dei tassi di interesse potrebbe essere trovato anche nella volontà di sostenere le esportazioni tramite un indebolimento dello yen. Se infatti i tassi sono bassi (0,5% è un livello molto basso) gli investitori troveranno molto sconveniente avere depositi in yen (il tasso di interesse dovrebbe coincidere circa con gli interessi che ti riconoscono le banche per i depositi in quella valuta) e di conseguenza venderanno quella valuta sul mercato determinandone una discesa dei prezzi (questo in linea teorica, poi incidono anche altri fattori).
Uno yen basso renderebbe le merci giapponesi più convenienti, potrebbe dare ossigeno alle esportazioni che per la prima volta in 5 anni hanno fatto registrare un calo dovuto proprio alla diminuzione della domanda dai paesi occidentali.
Nello scenario attuale a dominare è comunque l’incertezza, come sottolinea Mizuno:
“Non posso affermare sotto a quali condizioni saremo in grado di aumentare i tassi. La nebbia che avvolge l’economia giapponese potrebbe infittirsi. Il rallentamento dell’economia statunitense potrebbe farsi più significativo. Il prezzo del petrolio sembra stabile per adesso, ma è troppo presto per dire se il picco è stato raggiunto. Abbiamo semplicemente troppi pochi dati.”
Infine, attorno al prezzo del petrolio e alle conseguenze sull’inflazione:
“Personalmente credo che stabilire un limite al prezzo del petrolio sia indispensabile per portare stabilità all’economia mondiale. Per questo molte misure devono essere prese… bisogna ammettere che la politica monetaria non basta per tenere a freno pressioni inflazionistiche a livello globale.”